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Lo sport per tutti è la strada per promuovere una reale inclusione


Ospiti di AUTelier, l’outlet di moda solidale dove lavorano alcuni giovani adulti con autismo, abbiamo avuto l’occasione di partecipare alla presentazione del libro Autismo sport inclusione, curato da Fabio La Malfa, per Luni Editrice.
Si tratta di un lavoro dove La Malfa, maestro di judo di grandissima esperienza, ha raccolto molte testimonianze, sia di altri allenatori che di atleti autistici e dei loro genitori: il risultato è un testo intenso, coinvolgente e non di rado commovente, dove lo sport emerge non solo come una semplice attività fisica, ma soprattutto come una potente forza in grado di trasformare e migliorare la vita delle persone.

Fabio, Alessandro e Italo, i tre fondatori della scuola di judo Tomita

“Il mio sogno era realizzare una scuola di judo per tutti”, racconta il maestro La Malfa, “dai bambini ai più anziani (anche ottantenni), con corsi integrati per disabili”. La Scuola Judo Tomita nasce a Roma nel 2000 dal progetto di tre grandi amici: Fabio, Alessandro Possagno e Italo Zeppieri.
L’obiettivo della scuola è da sempre quello di rispondere attraverso il judo ai bisogni di attività motoria e sportiva di ognuno: con un’attenzione particolare ai bambini di ogni età, nazionalità, condizione sociale e alle persone più esposte a rischi di emarginazione. Si tratta quindi anche di un compito educativo che favorisce un’esperienza comunitaria che tende alla maturazione della personalità.

L’integrazione grazie allo sport per tutti

Nelle prime pagine del libro si legge la dedica “a tutte le famiglie che troppe volte hanno visto negato il diritto allo sport per i propri figli”: Fabio La Malfa ribadisce come “lo sport sia un diritto umano che deve essere garantito a tutti, e la diversità è una risorsa preziosa per la società”. Concetti confermati tanto da Giovanni Malagò, presidente del CONI, e da Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico che hanno scritto la prefazione al libro.
Tutte le storie che vi sono raccolte confermano la validità dell’intuizione di La Malfa, che testimoniano come lo sport possa abbattere le barriere: è così che viene favorita una vera inclusione sociale, quasi in maniera naturale e spontanea. Se poi si pensa che una delle principali difficoltà delle persone con disturbo dello spettro autistico è nella relazione e nel contatto con gli altri, la lettura di questo libro non può che offrire prospettive inimmaginabili.

L’incontro con La Malfa è stato arricchito da ulteriori contributi, come quello del maestro di judo Aldo Piatti, membro del comitato scientifico di Fondazione CondiVivere: la sua scuola Bu-Sen di Bresso ha da poco festeggiato i 50 anni e, anche nel suo caso, l’avere a che fare con la disabilità ha indirizzato il suo progetto sportivo. Racconta che, poco dopo avere aperto la scuola, decise di accettare nei suoi corsi due bambini con la sindrome di down: era ancora un insegnante inesperto e la decisione venne presa con una dose di incoscienza, ma sentiva che la strada dell’inclusione poteva passare attraverso la pratica sportiva. E anche nel suo caso i fatti gli hanno dato ragione.

fotografia di Aldo Piatti (il terzo da destra) con atleti di diverse generazioni
Aldo Piatti (il terzo da destra) con atleti di diverse generazioni

Il libro di La Malfa ha inoltre il merito di mostrare come si possa raggiungere una concreta integrazione e inclusione sociale anche attraverso altri sport, come karate, rugby e ginnastica artistica: le diverse testimonianze raccolte dimostrano come la pratica sportiva, che richiede passione, impegno, fatica, conduca a risultati sempre positivi, addirittura straordinari e impensabili in taluni casi.
L’ha confermato Alessandro Bascetta, Responsabile della FIR Promozione e Partecipazione Lazio – Rugby Integrato: per i professionisti della medicina e della psicologia era impossibile che dei ragazzi autistici potessero giocare a rugby. Quando costoro hanno visto con i loro occhi la sua associazione sportiva Takiwatanga, non hanno potuto fare a meno di chiedergli come ciò era stato possibile. “È una questione di coinvolgimento e di sentirsi parte di un gruppo”, spiega Bascetta: “sono convinto che iniziative di questo tipo siano necessarie per migliorare il tessuto sociale in cui viviamo”.

Disegnare, insieme, un futuro migliore

fotografia del libro di Fabio La Malfa

Con questo sottotitolo del libro, La Malfa ribadisce l’idea che lo sport deve essere per tutti: se questo rappresenta il filo conduttore dei racconti, quello che accomuna ognuno di loro è l’intensità delle esperienze condivise, con le emozioni e la profondità di coloro che scrivono e che spesso fanno emergere un percorso di vita difficile e faticoso. Tuttavia, emerge chiaro il valore dello sport, che consente alle persone con disabilità di affrontare le loro difficoltà per raggiungere una autonomia maggiore. Come pure il ruolo cruciale che hanno sempre gli insegnanti per aiutare in questi miglioramenti.
Tra i contributi spiccano le parole di Susanna Tamaro, che racconta con grande sincerità il suo percorso personale di crescita e superamento dell’autismo grazie alle arti marziali. La scrittrice spiega come la disciplina, la ripetizione ossessiva dei gesti e la chiarezza dei comandi l’abbiano aiutata a conquistare fiducia in sé stessa e a sviluppare un equilibrio fondamentale per affrontare le sfide della vita. Anche Nicole Maussier, ricercatrice e docente universitaria, conferma che l’inclusione sportiva per le persone autistiche è possibile, sottolineando l’importanza di una adeguata formazione per gli allenatori.

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Il testo di La Malfa dimostra quindi come, attraverso lo sport, sia possibile costruire una società migliore, più accogliente e inclusiva, dove le barriere possono essere abbattute e dove la diversità viene vista come una ricchezza. Il suo libro può altresì essere uno stimolo per tutti quegli insegnanti, educatori e professionisti che condividono questa ambizione.

La foto di copertina presenta i maestri di Judo dellascuola Tomita: il 4° da destra è Simone, un ragazzo down





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