Nuovi dati e nuovi angoli di approfondimento sull’innovazione dal report annuale sullo stato di salute del sistema delle startup del Triveneto realizzato da Nim (Numbers In Motion), l’osservatorio privilegiato dell’innovazione a Nordest, sulla base dei dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio relativi alle Startup e Pmi innovative. I nuovi confronti di medio periodo sull’ecosistema dell’innovazione nel Nord-Est, si accompagnano ad un rinnovato comitato scientifico che vede l’ingresso di studiosi e operatori strategici del settore: Roberto Antonietti Professore Associato di Politica Economica presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali “Marco Fanno” dell’Università degli Studi di Padova, Eleonora di Maria Professoressa Ordinaria del medesimo dipartimento e Nicola Redi, managing partner di Obloo | Venture Factory.
Periodo di “stanchezza”
A loro il compito di approfondire la vasta mole di dati relativi ad un fenomeno che dopo anni di crescita esponenziale presenta alcuni segnali di stanchezza: dopo un picco registratosi nel 2021, flette infatti il numero assoluto delle startup presenti nell’area e tornano sostanzialmente ai livelli del pre-pandemia (2018) mentre solo alcuni segmenti (le startup di maggiori dimensioni e quelle più strutturate in termini di forza innovativa dove è forte la presenza di under 35 e donne) presentano performance di crescita in termini di fatturato e redditività. E tuttavia ad uno sguardo temporalmente più ampio (10 anni) le startup innovative, dopo 5 anni di attività, superano il campione di controllo in termini di miglioramento tendenziale degli indicatori di performance economica. Anche sul piano di investimenti queste presentano un trend di crescita significativamente superiore al campione. Per approfondire i dati e le tendenze sul mondo delle startup a Nordest, Nim lancia, per il 6 dicembre 2024, dalle ore 12 alle ore 13, in modalità webinar, un evento on line di presentazione a cui parteciperanno i rappresentanti del proprio Comitato Scientifico, di Infocamere e della Camera di Commercio di Padova ma anche quelli di uno degli Spin Off dell’Università di Padova, le cui performance saranno oggetto di un nuovo approfondimento.
Galileo Visionary District
«Nim prosegue nella sua crescita e dispiega le formidabili potenzialità di uno strumento in grado di focalizzare la sua lente sui macro-dati di area come sui singoli territori» spiega Emiliano Fabris direttore del Galileo Visionary District. «Grazie al supporto della Camera di Commercio di Padova, alla collaborazione di Infocamere e all’impegno di un comitato scientifico rinnovato e ancora più autorevole, Nim si conferma un punto di riferimento per l’analisi territoriale dei fenomeni dell’innovazione a 360 gradi. Uno strumento al servizio dei decisori pubblici, degli operatori del settore, come lo stesso Galileo, ma anche di quella parte dell’opinione pubblica interessata a comprendere l’evoluzione del proprio tessuto economico di riferimento. Lo fa attraverso ricerche puntuali e approfondite su temi specifici come quello dell’evoluzione del sistema delle startup un fenomeno a noi caro e che rappresenta un punto di partenza per leggere la propensione al rischio e all’innovazione delle proprie comunità di riferimento. Nel frattempo stiamo lavorando ad una nuova indagine questa volta sugli spin off dell’Università di Padova, altro motore dell’innovazione del territorio».
I dati
Alla data del 30 settembre 2024 l’ecosistema delle startup innovative nel Nordest conta 1.256 startup innovative per un valore complessivo della produzione di quasi 205 milioni di euro ed un capitale investito di oltre 89 milioni di euro per 18.460 soci investitori. L’area si conferma, a livello nazionale, come un importante ecosistema in cui si localizza quasi il 10% del totale delle startup innovative italiane (totale startup innovative a livello nazionale nel terzo trimestre 2024 pari a 12.842). In termini settoriali a Nordest il 69,3% è attivo nel settore dei servizi alle imprese mentre il 24,2% in quello della manifattura. Un dato che si conferma anche a livello provinciale Il Veneto rappresenta quasi il 64% del totale delle startup innovative di tutto il Nord-Est e circa il 70% del valore della produzione totale prodotto dall’ecosistema dell’area triveneta.
Padova in testa
Tra le province dove vi è una maggiore presenza di startup innovative troviamo le province di Padova (211 startup innovative) e Verona (192 startup innovative). A queste seguono le Province di Trento (131 startup innovative), Treviso (125) e Vicenza (124), quindi Venezia (107), Bolzano (105) e Udine (91) ed infine Trieste (63), Pordenone (53), Rovigo (28) e Gorizia (11). Ad uno sguardo ancora più focalizzato sul micro il Comune di Padova vede localizzate la maggior parte (118 su 211) delle startup innovative della provincia, confermando il ruolo di spazio dell’innovazione che la città rappresenta all’interno del contesto regionale e del Nordest.
La dinamica delle startup
Dal 2022 al 2023, la dinamica della popolazione delle start-up innovative prosegue il trend decrescente già iniziato con l’anno precedente e ritornando pressoché ai livelli del 2018. Tale trend è particolarmente evidente nella provincia di Padova, dove il numero di start-up attive è diminuito del 22%, mentre nella regione Veneto e nel rimanente territorio del Nordest il calo si è assestato attorno al 13%. Queste percentuali sono quelle che caratterizzano anche il calo in uno dei due settori più popolosi di start-up innovative, ovvero i servizi alle imprese. Nell’altro settore, l’industria in senso stretto, il calo di start-up è stato anche più marcato, assestandosi a -17% in Veneto e Nordest e a -27% nella provincia di Padova. La riduzione costante nel numero di start-up innovative a partire dal 2021 può essere spiegata da due dinamiche: la riduzione nel numero di nuove attivazioni e/o l’aumento nel numero di cessazioni. Per quanto riguarda le nuove attivazioni, queste sono effettivamente andate riducendosi negli anni, passando, dal 2021 al 2023, da 414 a 235 nel Nordest (168 nei primi 9 mesi del 2024), da 282 a 147 in Veneto (105 nei primi 9 mesi del 2024) e da 76 a 39 a Padova (30 nel periodo gennaio-settembre 2024).
Brevetti, ricerca e sviluppo
Guardando ai criteri dichiarati per l’adesione alla sezione speciale, l’analisi delle startup innovative mostra come queste imprese investono in attività di Ricerca e Sviluppo come connotato distintivo, in misura nettamente maggiore rispetto alla codificazione dei risultati del processo innovativo attraverso il brevetto. Sono 684 nel Nordest le startup innovative che investono in R&S per un capitale investito di oltre 33 milioni di euro ed un valore della produzione di oltre 86 milioni di euro. Di queste 684 solo 27 hanno dichiarato il criterio di proprietà di brevetti (neanche il 4%) e 18 hanno dichiarato anche il criterio di addetti laureati (2,6%) (per un’analisi del profilo imprenditoriale e di governance o settoriale si vedano i relativi approfondimenti). Le startup innovative invece che dichiarano brevetti sono circa la metà, 322, ma sono complessivamente in grado di generare quasi lo stesso volume di produzione – sono quindi mediamente più grandi e strutturate – e di attirare un volume di capitale investito analogo. La distribuzione geografica provinciale evidenzia come le imprese che investono in R&S si localizzino soprattutto nel Veneto centro-occidentale e nelle province di Trento e Bolzano. Al contrario le startup con brevetti vedono una localizzazione nel Veneto centro-occidentale e in provincia di Udine.
La performance economica
Dal 2021 al 2022, il valore della produzione delle start-up innovative del Nord est è calato di circa il 18%, passando da un valore mediano di 88.000 euro a 72.000 euro. Una dinamica molto simile è osservabile per le start-up della regione Veneto, dove il valore della produzione è calato di circa il 17%. Meno accentuata, invece, è la diminuzione del valore aggiunto mediano per le start-up operanti a Padova, passato da 86.000 euro a 76.000 euro, corrispondente a un calo di circa il 12%. Un quadro leggermente più accentuato emerge se osserviamo l’andamento del valore aggiunto, diminuito del 20% nelle start-up del Nordest, del 23% in quelle della regione Veneto e del 15% in quelle localizzate a Padova. La dinamica delle immobilizzazioni, invece, mostra segni di maggiore stabilità, con un lieve calo tra il 2021 e il 2022 nel Nordest (-8%) e a Padova (-3%) e un aumento nella regione Veneto (+6%), indicando quindi una possibile ripresa degli investimenti a lungo termine in regione. Il valore mediano di tali immobilizzazioni si assesta nel 2022 tra i 33.000 e i 36.000 euro. Il quadro delineato poco sopra è pressoché rappresentativo della situazione che caratterizza le imprese di piccolissime dimensioni (0-4 addetti), dove la quasi totalità degli indicatori rispecchia gli andamenti descritti per l’intera popolazione di start-up innovative. Un quadro migliore emerge per l’industria quando ci soffermiamo sulle start-up più grandi (20-49 addetti), oppure su quelle una maggioranza di addetti under 35. In quest’ultimo caso, notiamo un trend crescente del valore aggiunto, delle immobilizzazioni e degli indici di redditività. Nel settore dei servizi alle imprese, a mostrare un trend di performance positivo sono le imprese a maggioranza di addetti di genere femminile e under 35. La lettura di questi dati nell’insieme potrebbe suggerire un quadro di espansione strategica orientata al lungo termine, con investimenti mirati a potenziare la capacità produttiva e migliorare la solidità finanziaria.
Uno sguardo di medio periodo
L’osservazione di un campione di startup innovative iscritte al Registro Imprese nel 2013, subito dopo la creazione del registro delle startup, e seguite per i primi dieci esercizi fino al 2023, mostra un pattern di crescita diverso rispetto a nuove imprese tradizionali. Nei primi anni, le startup innovative presentano livelli inferiori di ricavi, marginalità e produttività rispetto alle imprese tradizionali. Tuttavia, a partire dal quinto anno, queste startup superano il campione di controllo in termini di crescita tendenziale degli indicatori di performance economica. Non solo: grazie alla loro propensione all’innovazione e agli investimenti, queste imprese mostrano maggiore competitività e resilienza nel medio-lungo periodo rispetto alle controparti tradizionali.
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