“La transizione energetica è fondamentale per la lotta al cambiamento climatico”. Lo afferma Barbara Gallavotti, biologa, divulgatrice scientifica, autrice e conduttrice di programmi televisivi. “È necessario rinunciare ai combustibili fossili molto rapidamente se vogliamo soddisfare gli accordi di Parigi e azzerare le emissioni entro il 2050. Inoltre – prosegue – l’amministrazione Trump sembra meno propensa di quella di Biden a muoversi in questa direzione, però Musk si è sempre pronunciato a favore della transizione e potrebbe avere una certa influenza”.
Come fare?
“Passando a altre forme di energia, consideriamo che la richiesta energetica aumenterà anche a causa dell’Intelligenza Artificiale. L’idea più immediata è rivolgersi sempre più alle rinnovabili, in particolare al solare. Le altre alternative sono il nucleare e la fusione, la quale però sembra non essere una soluzione tangibile prima del 2050”.
Quali gli svantaggi?
“La tecnologia per realizzare la transizione energetica c’è, manca di capire come gestirla dal punto di vista dell’occupazione e dei grandi investimenti che richiede il ripensare infrastrutture che non sono state create per le rinnovabili, dove non sono solo le grandi centrali a produrre e distribuire energia elettrica ma anche tanti piccoli produttori con i fotovoltaico o l’eolico. Ripensare la rete di distribuzione non è un ostacolo da poco, basti pensare che negli Starti Uniti, ha rallentato la corsa verso la sostenibilità sostenuta da Biden. Accanto ai problemi logistici ci sono quelli di tipo umano, come ricollocare i lavoratori impiegati in una economia basata sui combustibili fossili e sugli idrocarburi, non solo quelli direttamente impegnati, anche quelli indirettamente impegnati, ad esempio, ma non solo, tutto l’indotto della plastica e di certi consumi. Ma facendo il bilancio tra i costi altissimi della transizione e quelli ancora più alti del non fare nulla, l’unica scelta è la transizione”.
Cosa fa l’Italia?
“L’Italia ottiene già circa il 50% dell’energia elettrica da rinnovabili, ha raggiunto il massimo dello sfruttamento idroelettrico e c’è ancora molto da investire su altre sorgenti, come il solare ma anche l’energia marina. Il problema è che in futuro la domanda di energia sarà più alta e se, ad esempio, vogliamo partecipare allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, si devono prendere delle decisioni”.
Quali?
“Ad esempio come integrare il solare nel paesaggio e nelle altre attività in primis. Si pensa di mettere dei pannelli sospesi sui campi agricoli risolvendo anche il problema dell’occupazione dello spazio e l’ENEA sta lavorando sul riciclo dei pannelli solari a fine vita, che è una delle criticità. C’è ancora molta ricerca da fare e credo vadano prese delle decisioni anche sul nucleare, che viene evocato come una possibile soluzione ma quello di nuova generazione ha bisogno ancora di anni di sviluppo prima di poter essere disponibile”.
Bisognerà ripensare anche lo stile di vita?
“Vanno ripensate le abitudini al consumo intenso e rapido, che è insostenibile. Ci deve essere più condivisione: non possiamo basare i trasporti sull’auto privata, anche se elettrica, perché poi c’è l’impatto sul pianeta della produzione dell’auto, così come di quella di qualsiasi altra cosa, compresi gli abiti: pensiamo al fenomeno del fast fashion”.
Le aziende, invece?
“Dovranno essere sostenibili e bisogna far sì, anche con investimenti della collettività, che questo non ricada sulla qualità della vita dei lavoratori. Alcune potrebbero reinventarsi per offrire sempre più servizi e meno oggetti di usa e getta e usare la tecnologia in modo avanzato per ridurre consumi e impatto. In questo, l’Intelligenza Artificiale che ottimizza i processi di produzione, può essere di grande aiuto”.
É possibile una società bastata solo sulle rinnovabili?
“Teoricamente e tecnicamente, perché no? La sfida è essere in grado di farla, significa cambiare le abitudini, i processi produttivi, il mondo del lavoro e il sistema economico del pianeta. Buona parte del mondo utilizza già il nucleare, che non è rinnovabile e se arrivasse la fusione, sarebbe la soluzione. Ora siamo in una fase di passaggio delicata, è bello guardare lontano, ma dobbiamo stare attenti a non cadere nel fosso che abbiamo davanti”.
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