La relazione del commissario straordinario per l’emergenza idrica, Vito Bardi, al Consiglio Regionale di Basilicata, offre lo spunto per alcune riflessioni su alcuni punti che restano ancora oscuri nella vicenda relativa alla recente gestione della diga del Camastra. In particolare il Commissario riferisce che dal 1 gennaio del 2024 la capacità massima dell’invaso è stata ridotta a massimo 7 milioni di m3 (dai circa 9 milioni di m3 precedenti) come da prescrizioni dell’ufficio dighe del ministero infrastrutture.
“Tuttavia – dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – dai dati ufficiali del bollettino dighe di Acque del Sud spa risulta che nella diga del Camastra fino al 19 luglio scorso erano invasati più di 7 milioni di m3. Come bisogna interpretare questa difformità dei dati ufficiali rispetto a quanto dichiarato dal Commissario? “.
“Più in generale – secondo Lanorte – sulla questione dei volumi massimi invasati al Camastra (che ricordiamo fino al 2019 erano pari a oltre 22 milioni di m3), il Presidente/Commissario Bardi respinge ogni responsabilità in capo all’Ente Regione, in relazione alla mancata manutenzione dell’impianto richiesta nel 2019 dall’Ufficio Dighe del Ministero delle Infrastrutture. Quindi tutte le colpe, secondo Bardi, sarebbero da attribuire all’ormai defunto EIPLI. Se da un punto di vista tecnico questa considerazione non fa una grinza, sul piano politico-amministrativo, cioè dal punto di vista della Regione Basilicata e Acquedotto Lucano, non ci sembra una giustificazione sufficiente. Quindi affermare che “la Regione e Acquedotto Lucano non hanno competenza in materia e possono intervenire solo sulla captazione dell’acqua dal bacino” non esimeva, a nostro parere, i due enti dal mettere in atto azioni concrete, magari indirette, finalizzate a superare le prescrizioni imposte”.
“A proposito di captazioni di acqua nel bacino – continua Lanorte – c’è un altro elemento che nella sua relazione il Commissario Bardi omette e che invece a noi sembra decisiva. Infatti, nuove norme sulla sicurezza con relative prescrizioni (ed eventuali ritardi, inadempienze e/o inazioni, in conseguenza delle quali tali prescrizioni sono rimaste tali) giustificano solo in parte quello che è successo negli ultimi 6 mesi. Altrimenti non si spiegherebbe perché la crisi idrica del Camastra si è verificata quest’anno e non negli anni dal 2019 al 2023. Non dobbiamo dimenticare infatti che anche quest’anno all’inizio dell’estate, nel mese di giugno, il volume di acqua invasata nella diga era lo stesso dei 5 anni precedenti, cioè poco più di 9 milioni di m3 (e non 7 milioni come riportato dal Commissario). La vera differenza da giugno 2024 fino ad oggi l’ha fatta, al netto delle precipitazioni estive comunque sempre scarse, il prelievo idrico effettuato quotidianamente presso l’invaso che negli ultimi 6 mesi è stato nettamente superiore (in assoluto e a scala giornaliera) a quello del passato. Basta andare a confrontare i dati ufficiali di prelievo nella diga di qualsiasi giorno degli ultimi 5 mesi, con quelli corrispettivi dello scorso anno per accorgersi di come ci siano giorni in cui il prelievo giornaliero del 2024 risulti anche più del doppio di quello del 2023. In media l’acqua prelevata nel periodo agosto-ottobre 2023 è stata di 26.000 m3 al giorno, quella del periodo agosto-ottobre 2024 è stata di 56.000 m3 al giorno. Anche da quando ci sono interruzioni idriche di 12 ore per i cittadini serviti dall’invaso, i prelievi sono sempre stati elevati e superiori alle teoriche esigenze idropotabili degli utenti (il consumo idrico quotidiano totale dei 140mila cittadini è quantificabile in non più di 20.000 m3 al giorno)”.
“In sostanza- sostiene Lanorte – calcolatrice alla mano, 9 milioni di m3 possono garantire teoricamente l’approvvigionamento idrico agli utenti serviti, per 1 anno, anche senza precipitazioni, Naturalmente se i prelievi raddoppiano, in assenza di piogge, la disponibilità si esaurisce in 6 mesi, ed è quello che è successo, con la conseguenza che nell’invaso non c’è più acqua. Anche su questo aspetto, quindi, urgono risposte. Perché ci sono stati prelievi così anomali, in eccesso rispetto alla media degli anni precedenti? Sono giustificati da esigenze particolari? Sono dovuti a perdite o errori di funzionamento del sistema di prelievo? Ci sono collegamenti tra i guasti alle elettropompe dello scorso giugno (con successivi interventi di ripristino e, così ci risulta, parziale sostituzione delle stesse con elettropompe nuove) e le anomalie riscontrate successivamente? Ci sono quindi problemi tecnici come possiamo ipotizzare? Sono risolvibili? Come e in quanto tempo? Attendiamo in merito risposte da Regione Basilicata e Acquedotto Lucano”.
Risposte importanti perché sono state queste le premesse per arrivare alla condizione attuale di emergenza assoluta in cui, tra l’altro, “scopriamo” (solo ora) che non ci sono alternative pronte e disponibile all’acqua della diga per le esigenze idriche di 140mila cittadini. Cioè, improvvisamente veniamo a sapere che la diga del Camastra è un “sistema isolato”. Il collegamento Basento-Camastra diventa allora l’unica soluzione praticabile in tempi brevi (e a costi comunque notevoli) per tentare di riempire l’invaso. Anche qui ritardi, approssimazione, mancanza di programmazione anche nell’emergenza.
“Adesso – continua Lanorte – il tema è come fare in modo che l’acqua che il fiume Basento fornirà, sia di qualità ottimale per gli usi idropotabili. Una questione evidentemente fondamentale rispetto alla quale facciamo anche nostra la sacrosanta richiesta di trasparenza, controlli accurati e continui, tutela assoluta della salute pubblica. Peraltro, noi, a maggior ragione in una situazione di questo tipo, non possiamo nutrire dubbi sul fatto che l’acqua che verrà resa disponibile ai cittadini sarà sicura perché le attività di controllo e i processi di potabilizzazione saranno condotti con il massimo scrupolo e utilizzando le migliori tecnologie disponibili. Nel caso in cui l’acqua dopo la potabilizzazione non fosse chimicamente e batteriologicamente pura, non potrà essere usata a fini potabili”.
“Detto questo – sostiene ancora Lanorte – occorre però fare alcune considerazioni. Premesso che la durata di funzionamento dello schema idrico Basento-Camastra dovrà assolutamente essere limitata esclusivamente a questa fase di maggiore emergenza, per cui se, come ci auguriamo tutti, dovessero esserci precipitazioni sufficienti, lo schema dovrà essere immediatamente interrotto, ci sono elementi di carattere più generale che vanno necessariamente affrontati in un dibattito serio. Non possiamo non vivere come una sconfitta totale la condizione in cui uno dei simboli identitari della Basilicata, il fiume Basento, è stato ridotto. Ci sorprende che l’interesse sullo stato di qualità del fiume emerga con tale attenzione solo in una circostanza come quella che stiamo vivendo”.
Noi lo denunciamo da tempo- conclude Lanorte. I fiumi e i corsi d’acqua in Basilicata sono dei grandi malati dimenticati, poco controllati e monitorati, troppo spesso ricettacolo di reflui mal depurati e scarichi abusivi, spesso artificializzati, sbarrati e deviati con sole finalità di sfruttamento. Serve un’azione diffusa e radicale su tutto il territorio regionale di riqualificazione dei corsi d’acqua e un’attività di monitoraggio e controllo adeguata”.
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