Elezioni in Emilia-Romagna, Paolo Pombeni: «Vittoria netta, il candidato giusto paga ancora. Ora de Pascale può portare aria nuova»

Una vittoria netta, «se scegli il candidato giusto questo paga». Un capitolo nuovo per questa regione e non solo, «è una grande scommessa, de Pascale ha un’occasione d’oro per innovare veramente, visto il risultato ottenuto». Parole di Paolo Pombeni, storico dei partiti politici, professore emerito dell’Alma Mater.

Professore, partiamo dal dato dell’astensione: ha votato meno di un emiliano-romagnolo su due. Cosa ne pensa?
«Contano due fattori. Il primo è macro, visibile: per una larghissima parte della popolazione non c’è trasporto verso la partecipazione politica, convinta che chiunque vinca questo è vincolato da una serie di condizionamenti per cui di fatto non cambia molto. E questo vale soprattutto per un ente come la Regione le cui competenze non sono facilmente comprensibili dalla gente comune. Non a caso sono gli ex sindaci quelli che vanno bene, perché la gente li ha visti all’opera. Il sindaco incide con le sue decisioni, l’amministratore regionale per quanto faccia cose importanti queste sono meno visibili».

E il secondo fattore?
«Sono elementi più strutturali che andrebbero analizzati. Ad esempio valutare quanto distacco c’è tra i residenti in regione che lavorano fuori e quelli che ci abitano anche. Recuperare questa fascia di persone diventerà sempre più un problema: negli Stati Uniti per questo è stato introdotto il voto postale».

Può aver contato che l’esito pareva già scontato?
«Non credo. Poteva contare nell’elettorato del centrodestra che ora è al governo nazionale rafforzare questo ruolo, ma questo effetto non c’è stato. Così come la radicalizzazione delle posizioni non ha portato a risultati, continuando a mobilitare piccole porzioni di elettorato».

Per Michele de Pascale la vittoria è stata netta. In tutta l’Emilia-Romagna ha perso solo nella circoscrizione di Piacenza.
«Se si sceglie il candidato giusto questo paga. Questa vittoria porta in primo piano una nuova classe dirigente, de Pascale fa parte di una storia molto diversa anche da quella dell’attuale segretaria. Quando si vince va bene a tutti, poi sul medio periodo staremo a vedere. Nel costruire la sua squadra Schlein non ha certo privilegiato la componente a cui appartiene de Pascale».

Vuol dire che questa vittoria può avere ricadute anche a livello nazionale?
«Dovrebbe portare aria nuova, è una grande scommessa. De Pascale ha un’occasione d’oro. Grazie al successo avuto ha le carte in mano, se vuole, per provare a fare di nuovo del modello emiliano una proposta di alternativa a livello nazionale. Bisogna vedere se vuole giocare questa partita, trovando un’interlocuzione e una dialettica fuori dal suo partito, nella società. Personalmente mi ha colpito molto che nella campagna elettorale non si sia sentito un gruppo culturale, un gruppo di imprenditori dire cosa bisognerebbe fare in questa regione. Le cosiddette fabbriche del programma hanno avuto una ricaduta modesta, ecco de Pascale deve recuperare la capacità che è stata del riformismo emiliano di coinvolgere le forze che si muovono in questa regione. Ha stravinto, non deve essere debitore più di tanto ai partiti e questo gli dà buone carte da giocare».

Ha pesato l’alluvione su questo risultato?
«Non ha spostato molto, la tradizione emiliana ha garantito quel tanto di gestione amministrativa che la gente si aspettava».

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