I dati del terzo trimestre 2024 dell’attività manifatturiera veneta non mostrano sostanziali cambiamenti rispetto a quanto si è osservato negli ultimi 18 mesi, riconfermando un quadro molto debole dell’economia veneta.
Nel periodo luglio-settembre 2024, la produzione industriale registra su base congiunturale una variazione destagionalizzata del -0,3% (-7,6% la variazione congiunturale grezza) e su base annua una diminuzione del -1,9%. È il sesto trimestre consecutivo di contrazione dell’indicatore: se fino a fine 2023 questo poteva essere visto come un normale processo di normalizzazione dopo le significative crescite 2021-2022 post covid, oggi mette in evidenza una debolezza più strutturale del comparto, con differenze accentuate tra i diversi settori.
Sono i risultati principali di VenetoCongiuntura, l’analisi congiunturale sull’industria manifatturiera realizzata da Unioncamere Veneto su un campione di oltre 2.300 imprese con almeno 10 addetti, cui fa riferimento un’occupazione complessiva di oltre 90.000 addetti.
«L’economia globale, che aveva reagito con grande resilienza ai diversi shock degli ultimi anni, accusa ora l’indebolimento della domanda internazionale di beni industriali, anche per effetto delle politiche monetarie restrittive. – commenta il presidente di Unioncamere del Veneto, Antonio Santocono -. Desta una certa preoccupazione, dopo il piccolo rimbalzo dello scorso trimestre, il dato della raccolta ordini dal mercato estero, che diminuisce sia rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sia nel breve periodo. I dati sulla produzione industriale del terzo trimestre evidenziano andamenti differenziati fra i settori produttivi».
Entrando nel dettaglio dei dati sull’economia veneta, crescono alimentare e bevande, la carta e stampa, marmo e vetro, mentre soffrono la filiera della moda (abbigliamento, calzature pelletteria), il comparto dei metalli, delle macchine elettriche ed elettroniche e dei mezzi di trasporto. Ci sono le difficoltà per il settore automotive in Germania che, in combinazione con la frettolosa politica europea di messa al bando del motore endotermico e con listini lievitati, desta preoccupazione per l’impatto che può avere anche sulla filiera veneta.
A mitigare questo scenario dovrebbe esserci la ripresa delle opere pubbliche, la ripartenza del mercato immobiliare e un principio di recupero del potere d’acquisto delle famiglie, anche sostenuto dalla riduzione strutturale del cuneo fiscale.
Guardando alle attese degli imprenditori per l’ultima parte dell’anno, emergono ancora l’ottimismo, la voglia di fare, la resilienza delle imprese, che comunque scommettono in una ripartenza della domanda, pur nell’incertezza del contesto, soprattutto per quanto riguarda le aspettative sugli ordinativi esteri. Del resto, le imprese venete hanno dimostrato di essere attente alla cultura del dato e in grado di attrezzarsi per rispondere alle esigenze dei mercati.
La distribuzione media dei giudizi della produzione rimane invariata rispetto al trimestre precedente: le imprese interessate da una diminuzione della produzione sono il 45,5% del campione, mentre sono il 39,1% le imprese che dichiarano un aumento. Il 15,5% dichiara una sostanziale stabilità.
Per quanto riguarda la tipologia di beni prodotti la produzione è leggermente aumentata per i beni di consumo (+0,9%), mentre segnano una variazione negativa sia le imprese dei beni di investimento (-5,1%) che dei beni intermedi (-2,8%).
I dati sulla produzione industriale del terzo trimestre dell’anno evidenziano andamenti differenziati fra i settori produttivi, con un ampliamento della distanza tra settori performanti da quelli non performanti. I comparti che hanno evidenziato un aumento della produzione a livello tendenziale sono l’alimentare e bevande (+4%), la carta e stampa (+3,3%) e il marmo e vetro (+1,7%).
I settori che hanno invece registrato le maggiori criticità sono la filiera della moda (-7,1%), che comprende l’abbigliamento, le calzature e la pelletteria, influenzata anche dal rallentamento della domanda, specialmente quella interna (-7,6% gli ordini interni), il comparto dei metalli (-6,9%), delle macchine elettriche ed elettroniche (-5%) e dei mezzi di trasporto (-3,2%). Infine, le macchine e apparecchi meccanici registrano un calo del –2,8%, negativi ma vicino alla media il legno e mobile (-1,9%) e la gomma e plastica (-0,5%).
Il rallentamento dei livelli produttivi è confermato dal grado di utilizzo degli impianti che scende al 68%, in media del comparto, quando nel 2023 si posizionava al 72%, così come il portafoglio ordini che si attesta a 51 giorni (erano 56 le giornate di produzione assicurate nel 2023, pressoché in linea con il dato pre-Covid).
Per quanto riguarda il livello delle giacenze dei prodotti finiti nel trimestre in esame il 59,1% delle imprese industriali lo ritiene adeguato, il 6,4% del campione valuta le giacenze scarse, ed il 6,6% le ritiene in esubero. Il 28% delle imprese non tiene giacenze in azienda. La distribuzione rimane praticamente invariata rispetto al trimestre precedente.
Quanto alle previsioni per la fine d’anno (ottobre-dicembre 2024), il clima di fiducia degli imprenditori nel settore manifatturiero si mantiene positivo, nonostante le numerose incertezze. In particolare, l’attenzione si concentra sulla domanda estera, considerata cruciale in questo periodo dell’anno, poiché i mercati internazionali, a differenza di quello italiano, non subiscono il rallentamento tipico del periodo estivo. I dati raccolti mostrano che il 39% degli intervistati si attende un aumento, il 24% teme una riduzione, mentre un significativo 37% prevede un andamento stazionario o incerto, rivelando una certa preoccupazione.
Alcuni settori si distinguono per il loro elevato scetticismo riguardo alla ripresa della domanda internazionale: in particolare, il 43% degli imprenditori dei mezzi di trasporto prevede una diminuzione nei prossimi mesi, così come il comparto della gomma plastica (46%), influenzato probabilmente dalla dipendenza all’automotive. In questi casi, le aspettative di stagnazione e calo superano quelle di crescita. L’industria dei macchinari, altamente orientata all’export, mostra anch’essa segnali di incertezza: il 36% delle aziende prevede una stabilità negli ordini internazionali, appena superiore al 35% che si attende una crescita, mentre il 29% teme un’ulteriore contrazione. Anche nel settore dei metalli, l’opinione si divide in modo analogo: il 38% prevede stabilità, il 34% prospetta un aumento, mentre il 28% teme una riduzione. Altri comparti guardano con più ottimismo alla domanda estera come l’industria alimentare, il legno-arredo, la carta e le apparecchiature elettriche.
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