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Conflitto di interessi, il tarlo della democrazia – infosannio


(Dott. Paolo Caruso) – Finito lo scalpore delle parole di Musk sui magistrati italiani da licenziare perché non avrebbero sottostato ai voleri dell’esecutivo, si rimane sconcertati di fronte a quella che ritenevamo la culla della democrazia, l’America dei nostri e tanti emigrati che hanno contribuito a fare grande questo Paese, il Paese simbolo della Libertà e delle opportunità. Mentre le attività di Musk si estendono in tutte le direzioni, sia nazionali che internazionali, con evidenti conflitti di interessi che non  possono stupirci in quanto ci troviamo  circondati da ministri, viceministri, sottosegretari, parlamentari, presidenti di Regione e sindaci che continuano indisturbati a intrecciare l’interesse pubblico con i propri interessi privati. Una democrazia piegata al conflitto di interessi, una democrazia malata, un cancro che incide pesantemente sulle scelte della “Res publica”. La legge Frattini del 2004 che disciplina il conflitto di interessi risulta oggi inadeguata a contrastare questa situazione della quale molti parlamentari, uomini delle Istituzioni e pubblici funzionari ne beneficiano. Senza norme chiare e efficaci oggi è impossibile definire il confine tra ruoli e funzioni compatibili e non, con gli interessi pregressi e in atto. E’ sempre più urgente aggiornare le norme vigenti introducendone altre nuove superando la legge Frattini così da mettere fine a questo indecoroso modo di proteggere gli interessi privati a scapito della comunità. Purtroppo ancora oggi la squadra dei parlamentari e dei rappresentanti delle Istituzioni in conflitto di interessi rappresenta un numero ragguardevole. Un numero che comprende tra i tanti Matteo Renzi con le sue consulenze “Arabiche”, Daniela Santanché, ministra del Turismo ed ex proprietaria dello stabilimento balneare Twiga di Forte dei Marmi, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ha ceduto al figlio le sue quote della società di consulenza alle imprese con una sede anche in Iran, il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha fondato e avviato la gestione di varie società attive nel campo degli armamenti, e ancora, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo che, nonostante la delega delle competenze in materia tributaria e fiscale, continua a mantenere le quote nella società “Progetto fisco” insieme a moglie e figli, la ministra del Lavoro Maria Elvira Calderone ex Presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro (nomina ora passata al marito), non ultimo il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, socio al 10% di “Therapia”, società per la gestione di case di cura e servizi sanitari. E’ proprio di questi giorni la notizia che la società “Therapia” ha ben pensato di lanciare uno spot pubblicitario che promuove i propri servizi diagnostici “senza dover attendere i tempi lunghi del sistema sanitario pubblico”. Lo stesso Sistema che fa capo al Ministero della Salute di cui Marcello Gemmato è sottosegretario. Insomma un coacervo di interessi che insidia la credibilità della politica e delle stesse Istituzioni. “La Politica, sosteneva Aristotele, è l’arte più nobile della convivenza, in essa si cerca il bene delle persone visto dai molteplici aspetti”. Oggi però come al suo tempo ( IV secolo a. C.) si accusa la politica di “essere sporca”, inquinata da interessi privati che vengono anteposti a quelli di tutti. E poi ci si chiede perché in ogni consultazione elettorale emerge la forte astensione dei cittadini? Ci vuole una bella sfrontatezza ( faccia di c…lo) a non capire la sfiducia crescente dell’elettorato nei confronti dei partiti. Siamo al paradosso ! Prima ancora di pensare al conflitto di interessi d’oltreoceano, alle navicelle spaziali e alle auto senza pilota di Elon Musk, pensiamo a tutte quelle situazioni assurde, in pieno conflitto di interessi, che inquinano quotidianamente le decisioni pubbliche del nostro Paese. E la destra Meloniana cosa fa a riguardo ? Sarà capace di rinunciare al “particulare” interesse (Guicciardiniano) in favore della “casa comune”? Un dubbio dall’ esito quasi scontato, se non una certezza negativa che serpeggia sempre più tra la gente.   



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