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Campania, fioriscono le Academy dei mestieri: «Sono un patrimonio»


«Una “Smart Academy” per formare manodopera per l’agricoltura». A lanciare la proposta è il direttore scientifico della Fondazione Agritech, Danilo Ercolini, intervenuto ieri al convegno “Coltivare il futuro: affrontare la crisi della manodopera in agricoltura” organizzato da Confagricoltura Campania presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, con sede nella Reggia di Portici. «Se esiste la necessità – ha detto Ercolini – si potrebbero disegnare corsi ad hoc che prevedano anche attività pratica in azienda, con percorsi di breve durata, massimo 200 ore, altamente professionalizzanti per fornire le basi conoscitive alla manodopera destinata al settore agricolo».

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Agritech a Napoli Est, l’Academy a Caivano sui temi della gestione del verde, l’Academy artigiana annunciata dal rettore dell’Ateneo federiciano, Matteo Lorito, per trasmettere il prezioso patrimonio dei mestieri tra i quali l’arte sartoriale napoletana che partirà a marzo a San Giovanni a Teduccio in collaborazione con l’associazione “Le mani di Napoli”. Con la proposta di una Academy smart, si completa un anello che fa di Napoli un polo nazionale per la formazione dei futuri lavoratori da impiegare in agricoltura.

I percorsi

Già Agritech Academy, il percorso per laureati promosso dall’Università Federico II in collaborazione con le imprese e numerosi centri di ricerca avanzata, aveva reso Napoli la città dove si formano tecnici specializzati di alto profilo in grado di comprendere, governare e agevolare la trasformazione tecnologica e digitale del settore primario agricolo, in un’ottica di promozione della sostenibilità ambientale. In Italia ogni anno mancano 200 mila lavoratori per soddisfare la domanda dell’intero comparto. «Abbiamo già presentato al ministero dell’Agricoltura la piattaforma ConfagriJob – ha affermato Anna Barrile, direttore generale Confagricoltura nazionale – e le risposte sono state molto positive: sono annunci a cui si risponde spesso dall’estero, perché si tratta di manodopera itinerante che va intercettata, formata e stabilizzata. Senza però dimenticare che, oltre al tema dei flussi e della formazione all’estero, esiste un tema di stabilizzazione di chi è già in Italia». Un aspetto importante quello che riguarda la formazione dei lavoratori, non adeguatamente qualificati per affrontare le nuove sfide dell’agricoltura sempre più orientata alla sostenibilità e che ha davanti a se le criticità dovute ai cambiamenti climatici e la necessità di saper sfruttare al meglio i risultati raggiunti dalla ricerca scientifica e dall’innovazione tecnologica.

«L’agricoltura negli ultimi anni è cresciuta moltissimo rimarca Barrile – con la Transizione 5.0. Un settore che ha innovato fortemente, al punto che oggi il lavoratore in agricoltura non ha in mano una zappa bensì un joystick, dunque va formato come operatore digitale, di macchinari complessi e per questo si torna ancora una volta alla sicurezza e alla formazione». In Campania la manodopera in agricoltura equivale a 100mila unità, ma attualmente gli occupati sono 70mila, mancano all’appello circa 30mila lavoratori per soddisfare un settore strategico per l’economia regionale. Il 97% degli occupati in Campania sono operai agricoli, il 3% è rappresentato da impiegati e dirigenti. La metà dei lavoratori è nella fascia di età tra i 45 e i 64 anni, il 55% sono uomini. Sono i dati emersi durante il convegno.

Fabrizio Marzano, presidente di Confagricoltura Campania, ha sottolineato: «Il settore agricolo affronta una sfida significativa in termini di occupazione: l’età media degli addetti è molto alta, circa 50 anni, e c’è una necessità urgente di manodopera. È fondamentale creare le condizioni affinché chi desidera venire a lavorare in Italia da altri Paesi possa farlo con maggiore semplicità. Questo approccio contribuirebbe anche a contrastare il fenomeno del caporalato, trasformando questa esigenza in un’opportunità per tutti. Va ricordato che, in Campania, le aziende agricole non operano più esclusivamente in ambito stagionale. Tuttavia, in determinati periodi dell’anno, la manodopera straniera diventa essenziale per gestire i picchi di stagionalità, garantendo un supporto cruciale per aumentare la produzione e migliorare la competitività del settore».

Secondo Nicola Caputo, assessore all’Agricoltura della Regione Campania, «Confagricoltura solleva una questione rilevante: il reperimento sia di manodopera specializzata che generica. È necessario adottare misure che favoriscano l’incremento delle competenze attraverso percorsi formativi adeguati e programmi di regolarizzazione per coloro che arrivano in Italia per lavorare. Inoltre, è fondamentale facilitare un efficace matching tra le imprese e i lavoratori, così da soddisfare le esigenze del settore agricolo in maniera strutturata ed equilibrata». La proposta di Ercolini – che dirige anche il Dipartimento di Agraria della Federico II – è stata accolta con attenzione in quanto andrebbe a colmare il gap che esiste tra domanda e offerta che costringe le imprese a reclutare personale non qualificato e non in grado di apportare valore in un settore che rappresenta una parte cospicua del PIL nazionale.
 





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