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«Villa Bucci sarà un emblema del made in Italy nel mondo»


�Sono arrivati i fondi di investimento. Ho detto no. Non volevo vendere Villa Bucci a un fondo. Poi ho conosciuto Federico Veronesi, mi ha detto che voleva venire in cantina con il pap�, Sandro. Mi � piaciuta questa dimensione famigliare e abbiamo iniziato a trattare�. Ampelio Bucci, classe 1936, � un uomo colto e mite che ha attraversato con eleganza pi� vite. Agricoltore in un podere di 400 ettari nelle Marche e docente di moda e design non solo a Milano. Laureato (�con noia�) in Economia negli anni Sessanta e vignaiolo che ha portato nel mondo il Verdicchio dei Castelli di Jesi. Con la sua vigna di 31 ettari, affiancato dall’indimenticabile enologo Giorgio Grai, scomparso nel 2019, Bucci ha creato una delle cantine pi� virtuose d’Italia. A 88 anni, privo di un erede che continui l’opera, voleva che la vita di lavoro non si tramutasse in un affare da trattare con i manager. �Cercavo qualcuno con la filosofia del fare e l’idea della continuit�, dice.

Sandro Veronesi � partito dall’impero tessile con Calzedonia, Intimissimi, Tezenis e Falconeri. Con il figlio ha aperto nel 2012 Signorvino, catena di enoteche con cucina con 40 locali in Europa, altri 10 in arrivo e un fatturato di 85 milioni nel 2024. Dai locali alle cantine: sono state acquistate Tenimenti Leone nel Lazio, Podere Guardia Grande in Sardegna, La Giuva in Veneto e ora Villa Bucci nelle Marche, a Ostra Vetere, provincia di Ancona.

�Cureremo le vigne vecchie e i nostri cloni di Verdicchio, rilanceremo le vecchie annate, garantiremo la continuit� di Villa Bucci — spiega Federico Veronesi — impareremo molto da come � stata finora gestita questa cantina�. La trattativa � stata lunga, un anno e mezzo. Alla fine, l’estate scorsa, � stato ceduto il ramo vinicolo, mentre la parte agraria resta alla famiglia Bucci, compresa la casa in cui ha vissuto l’Ampelio bambino, come ha raccontato nel libro �L’infanzia infinita� (Affinit� elettive editore). Il professore vignaiolo affianca i Veronesi come consigliere esterno.

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi � stata a lungo considerato un vino minore da una regione semi sconosciuta all’estero. Difficile da vendere, incapace di invecchiare. Bucci ha invertito i giudizi, in decenni di lavoro. Fino a ottenere il riconoscimento di miglior vino bianco del mondo nel 2019 dalla rivista Wine Enthusiast e miglior bianco italiano nel 2024 da Civilt� del Bere. �Negli anni Villa Bucci � diventata un emblema del Made in Italy — continua Veronesi — questo � il maxi comparto di cui ci occupiamo con il gruppo Oniverse (ex Calzedonia) che spazia dalla moda all’artigianato industriale, dal vino (Oniwines) alla nautica, grazie al recente acquisto dei Cantieri del Pardo. Non ci fermeremo qui, stiamo puntando ad investire sulle bollicine, con il Trentodoc�.

Non � un momento d’oro per il vino italiano. Una vendemmia difficile appena conclusa si somma con altre difficolt�: il calo dei consumi e la frenata dell’export. La pi� grande cooperativa vinicola marchigiana, Terre Cortesi Moncaro, ha appena gettato la spugna, dichiarando fallimento, schiacciata dal peso dei debiti, 38 milioni di euro. Ma la famiglia Veronesi non si spaventa: �Siamo molto fiduciosi. Abbiamo gi� dimostrato, con il successo di Signorvino, che le iniezioni di energia e novit� possono sostenere progetti di ampio respiro. Villa Bucci � il gioiello di questo progetto, con noi splender� sempre di pi��.

Ampelio Bucci ha la serenit� di chi vede la sua creatura finalmente messa in salvo. Non � rammaricato per la scelta, quasi obbligata �perch� la mia famiglia allargata non andava d’accordo e non aveva la passione necessaria per l’amore in un settore delicato come quello dei vini premium. L’invidia e la gelosia sono l’inverso della imprenditorialit� e della creativit�. Per le Marche del vino � una svolta. Quel �sentirsi parte di una comunit�, con l’amicizia tra padroni terrieri e contadini�, raccontato da Bucci nell’autobiografia, � svanito con la fine della mezzadria. Il Verdicchio �antico� che �sale alle nari, raggiunge il cervello, rianima il nostro oppresso e sfiduciato cuore�, � rimasto nelle pagine di Mario Soldati. Il successo commerciale con la bottiglia ad anfora negli Anni ‘60 lo aveva snaturato, impoverendolo. C’� voluto tempo perch� un drappello di piccoli produttori lo riportasse in alto. La crisi del settore cooperativo marchigiano e il passaggio di mano della cantina che pi� di altre ha rappresentato il Verdicchio nel mondo, da una famiglia di agricoltori a un grande gruppo con base in Veneto, cambia lo scenario. E getta una nuova luce su un vitigno autoctono che ha nuove sfide da affrontare.

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