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Elezioni regionali, sia l’Emilia-Romagna che l’Umbria scelgono il centrosinistra


Tempo di lettura: 2 minuti

È terminato in serata lo spoglio dell’ultima tornata elettorale amministrativa del 2024, con Umbria ed Emilia-Romagna che hanno votato nel fine settimana, ed entrambe sono andate al centrosinistra; con queste ultime elezioni, sotto sette le Regioni in cui si è votato quest’anno, con quattro vinte dalla maggioranza di governo e tre dall’opposizione. Festeggiano i partiti del “campo largo”, che dopo la Sardegna strappano alle forze di centrodestra anche l’Umbria. Premiato nelle forze vincitrici di questo round in particolare il PD, che stacca sia gli avversari che gli alleati, anche se il primo partito continuano a essere i non elettori.

In effetti, l’affluenza paurosamente in calo in entrambe le regioni, con appena il 46,42% dei votanti che si è recato alle urne in Emilia-Romagna (-21,25% rispetto al 2019) e il 52,30% in Umbria (-12,39%), un tonfo che dovrebbe preoccupare tutte le forze politiche.

I risultati regione per regione, l’Emilia Romagna

Nella roccaforte rossa, dopo una campagna elettorale molto complessa e le dimissioni di Bonaccini (eletto all’Europarlamento a giugno), non ci sono state grandi sorprese. Forte della sua tradizione – settant’anni di amministrazioni di centrosinistra o sinistra – l’Emilia-Romagna ha eletto Michele de Pascale in scioltezza con il 56,77% dei voti (922.150 schede), staccando di oltre quindici punti percentuali la sua principale avversaria, Elena Ugolini, che si ferma a 650.935 preferenze pari al 40,07%.

Michele de Pascale, nuovo governatore dell’Emilia-Romagna

Un centrosinistra che esce dunque rafforzato con cinque seggi in più nel consiglio regionale e che esulta già a metà pomeriggio, quando lo spoglio ha fatto capire che il risultato era certo. «È stato un anno e mezzo di speculazioni politiche, di scontri. Nella nostra terra le persone hanno paura, le imprese si chiedono cosa devono fare per il loro futuro», ha dichiarato il neo eletto Michele de Pascale. «Da questa campagna elettorale deve finire la speculazione politica e deve iniziare una nuova collaborazione istituzionale per l’Emilia-Romagna. Io spero, già nei prossimi giorni di poter incontrare la presidente del consiglio e su questo poter segnare un cambio un cambio di passo. Serve che tutti siano disponibili a un grande cambio di passo».

Una «vittoria emozionante e commovente», l’ha definita Elly Schlein, con «un dato straordinario che si profila per il PD, perno dell’alternativa a queste destre». La segretaria del Partito Democratico, a sua volta vicepresidente regionale nei primi due anni della seconda giunta Bonaccini (2020-2022), è poi saltata in macchina per andare a festeggiare i risultati a Perugia, dove la battaglia era più sofferta.

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Tutti i risultati dei partiti in Emilia-Romagna

Nel campo largo che vince malgrado i 200.000 voti in meno, come già anticipato il PD fa la parte del leone, accaparrandosi da solo il 42,94% delle schede (641.704 preferenze), un dato importante rispetto al 5,30% di Alleanza Verdi e Sinistra – Coalizioni civiche – Possibile (79.236 voti), la lista civica a sostegno di De Pascale (3,84% – 57.400 voti) , il Movimento 5 Stelle che si ferma appena al 3,55% (53.075 voti) e i Riformisti, che non entreranno in consiglio regionale con l’1,72% dei voti (25.729 preferenze).

Un solco ancora più importante rispetto a cinque anni fa, dove il PD aveva raccolto il 34,69% dei voti. All’epoca il Movimento 5 Stelle aveva corso da indipendente, ma il voto disgiunto aveva giocato a suo sfavore, con il candidato che aveva raccolto 3,47% delle preferenze e la lista il 4,74% (all’epoca poco più di 100.000 voti).

Per quanto riguarda il centrodestra, in confronto al 2019 si rovesciano gli equilibri, con Fratelli d’Italia che è il primo partito di opposizione ma si ferma al 23,74% delle preferenze (e rischia quasi il doppiaggio da parte del PD). Le altre tre liste – Forza Italia con i Moderati, la Lega con il Popolo della Famiglia e la lista civica a sostegno di Ugolini – portano a casa ciascuna un 5% abbondante di voti.

Importante il tracollo della Lega, che cinque anni fa era la forza trainante della coalizione – sua anche la candidata alla presidenza, Lucia Borgonzoni – e aveva portato a casa un 31,9% di voti (più di quelli conquistati dal PD in questa tornata elettorale), mentre Fratelli d’Italia si era fermato all’8,59% e Forza Italia al 2,56%.

In Umbria come in Emilia-Romagna la spunta il centrosinistra alle elezioni regionali

Si cambia invece colore nel centro Italia: l’Umbria con una forchetta più stretta elegge Stefania Proietti sostenuta dal campo largo delle forze progressiste con il 51,13% delle preferenze, a un soffio dai cinque punti percentuali sopra la presidente uscente Donatella Tesei, espressione delle forze di maggioranza nazionale. Bastano poco meno di 18.000 votanti in questo caso a fare la differenza, essendo l’Umbria assai meno popolata dell’Emilia Romagna.

«Viva l’Umbria che è tornata in mano agli umbri», è la prima esternazione di Stefania Proietti da neo eletta presidente della sua Regione.

Vince la battaglia delle donne in Umbria Stefania Proietti

«Gli umbri hanno votato in modo diverso. Bene, ne prendiamo atto. Auguro alla nuova presidente di ben governare, nell’interesse dell’Umbria», ha risposto la sconfitta, Donatella Tesei, con un po’ di rammarico. «Questa è una bella regione con grandi potenzialità che devono essere effettivamente salvaguardate. Ringrazio la mia squadra e il mio staff, tutti i candidati, nessuno escluso, che hanno fatto una bella campagna elettorale raccontando cosa abbiamo fatto in questi cinque anni difficili per questa regione e quale era il progetto».

Umbria, i risultati dei partiti

Anche in questo caso il primo partito è il PD, che porta a casa il 30,23% delle preferenze (97.000 voti abbondanti), mentre le altre forze di peso nel campo largo – Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra – si fermano poco sopra il 4%, come la lista civica a sostegno di Proietti. Non passano invece la soglia di sbarramento i Riformisti di Umbria Futura (2,30%) e le liste civiche Umbria per la sanità pubblica e Civici umbri.

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In questo caso nel 2019 il Movimento 5 Stelle era in coalizione, ma perde circa 3 punti percentuali. Risale invece il PD, che aumenta anche numericamente i voti portati a casa con quasi un 7% percentuale.

Il centrodestra sconfitto anche in questo caso vede un ribaltamento dei rapporti di forza tra i partiti, in particolare tra Fratelli d’Italia (19,44% dei voti, +9,04% rispetto a cinque anni fa) e la Lega, che si ferma a un 7,70% ed è la terza partita di coalizione dietro a Forza Italia: un crollo importante anche qui, rispetto al 36,95% del 2019 (-29,25% delle preferenze). Il partito di Tajani invece porta a casa 4 punti percentuali in più rispetto al 5,50% della precedente tornata elettorale amministrativa.

Auguri Meloni a vincitori, lavoriamo per benessere comunità

«Desidero rivolgere i miei auguri di buon lavoro ai nuovi presidenti della Regione Umbria, Stefania Proietti, e della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale. Al di là delle differenze politiche, auspico una collaborazione costruttiva per affrontare le sfide comuni e lavorare per il benessere e il futuro delle nostre comunità. Un ringraziamento sentito va a Donatella Tesei ed Elena Ugolini per l’impegno, la dedizione e la passione dimostrati in questa competizione elettorale», ha scritto su X in serata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, anche in risposta alle esternazioni del neo eletto in Emilia che si pone come primo obiettivo di sbloccare la macchina degli aiuti per le diverse alluvioni che hanno afflitto il territorio della sua Regione.

E se è vero che le elezioni regionali sono una cartina al tornasole per la politica nazionale, il voto in Umbria ed Emilia-Romagna conferma che due coalizioni stanno andando entrambe verso una polarizzazione in cui emerge un partito principale – non a caso Fratelli d’Italia e PD, ossia le forze politiche della presidente del Consiglio e del capo di opposizione – intorno ai quali gli altri simboli svolgono quasi un ruolo accessorio, necessario per garantire la vittoria alla coalizione ma poi di minoranza. Rimane da vedere come ciò influirà sui rapporti, sia in maggioranza che nell’opposizione, in Parlamento.

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