La moda, nel settore delle aste, è ancora un territorio di confine, sempre più lambito però da un crescente interesse. Appuntamenti dedicati si sono infatti moltiplicati negli ultimi anni nei calendari delle principali case d’aste internazionali, da Sotheby’s a Christie’s, Bonhams e Julien’s. Complice un mix di fattori — dalla celebrità dei guardaroba di provenienza alla possibilità di acquistare creazioni second-hand certificate, per collezionismo o investimento, o altre per cui in negozio c’è una lunga lista d’attesa — le vendite che integrano o includono solo fashion items sono aumentate e, secondo le previsioni delle case d’aste sentite da Harper’s Bazaar, cresceranno ancora.
Eppure, nonostante negli ultimi tre, quattro anni siano stati aperti dei dipartimenti ad hoc all’interno delle più note case d’aste, nel panorama mancava una realtà specializzata nella moda; un aspetto che salta ancora di più all’occhio se si restringe il campo a Parigi, la capitale della moda per eccellenza. È qui che entra in gioco Pénélope Blanckaert, esperta di moda vintage e contemporanea con diciotto anni di esperienza in organi di settore da Artcurial a Piasa e Millon. Idee chiare e una grande passione per la moda e il bello, lo scorso ottobre Blanckaert ha lanciato la sua casa d’aste digital-first, Penelope’s.
“L’idea è che diventi la casa d’aste della moda”, ha spiegato in un’intervista a WWD, mettendo in luce come le case d’aste generaliste non siano “attrezzate per gestire la moda sia in termini di spazi di stoccaggio e fotografia dei lotti, sia di imballaggio per la spedizione, marketing o siti web, che non hanno di filtri di ricerca adeguati”. Il suo sito, penelopesauction.com, consente invece di cercare gli articoli per taglia e colore; per ora i potenziali offerenti vengono reindirizzati al marketplace di Drouot — il gruppo francese specializzato in vendite all’incanto di oggetti d’arte e da collezione — ma lei spera di poter controllare in futuro anche l’acquisto.
Tra le aste terminate — tutte riguardanti articoli con almeno vent’anni, con prezzi che vanno da meno di cento euro a diverse migliaia — quelle dedicate al vintage di Chanel e Yves Saint Laurent, mentre la prima di vintage di Prada e Miu Miu sarà online fino al 18 novembre con 210 lotti tra accessori, vestiti e capispalla provenienti da due guardaroba privati. In calendario tra la fine dell’anno e l’inizio del prossimo ci sono infine due appuntamenti di vintage parigino e di Gianfranco Ferré. Organizzando le vendite per tema, Blanckaert spera di attirare acquirenti esperti e a WWD ha detto di puntare a sviluppare partnership “con le case d’aste generaliste che ricevono gli articoli di moda più strani, ma preferiscono passarli a una realtà specializzata”.
Se c’è invece una categoria che si conferma sulla cresta dell’onda tra le aste di lusso, non c’è dubbio che si tratti di quella dei gioielli, trainata dall’alta gioielleria. Nell’ultima settimana, Sotheby’s ha tenuto ben tre vendite dedicate, in una delle quali ha battuto oltre ogni aspettativa una collana di diamanti del XVIII secolo di importanza storica, possibilmente legata all’“Affare della collana” che coinvolse la Regina Maria Antonietta. Già parte della collezione del Marchese di Anglesey, il top lot dell’asta Royal and Noble Jewels, finita a guanti bianchi, è stato aggiudicato al doppio della sua base di partenza per 4,8 milioni di dollari.
L’anonimo offerente vincitore è ora in possesso di una delle collane più chiacchierate dell’anno: un raro pezzo di storia della gioielleria proveniente da un’importante collezione privata asiatica, che ha fatto la sua prima apparizione pubblica in cinquant’anni quando è stato presentato da Sotheby’s a Londra a settembre. Risultati oltre le stime anche per un’altra asta di Sotheby’s appena conclusa, la Magnificent Jewels Sale, che ha visto spiccare per popolarità i cosiddetti gioielli “revival”, cioè preziosi dell’Ottocento realizzati tra gli altri da Castellani, Carlo Giuliano, Giacinto Melillo e Wièse, che trovarono ispirazione nelle scoperte archeologiche di quel secolo.
Queste creazioni — che oggi rientrano nella più ampia categoria del gioiello antico — divennero molto popolari tra la nobiltà e le famiglie reali dell’epoca, a partire dalla Regina Vittoria d’Inghilterra e le sue figlie. Oggi attorno ai gioielli “revival” — già amati da Miuccia Prada, che è stata tra le prime a sfoggiarli a Milano — si misura un nuovo crescente interesse; lo testimonia anche la terza asta di Sotheby’s, la Important Jewels Sale che si è tenuta online dall’1 al 15 novembre, dove il gioiello antico è stato protagonista accanto a esempi di fine jewelry degli anni Ottanta così come a creazioni contemporanee di maison come Cartier, Van Cleef & Arpels e Bulgari.
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