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“Così ricominciamo a educare i nostri figli”





Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente



19 Novembre 2024

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07:01

Mohammed Almajdalawi racconta a Fanpage.it come gli studenti sfollati della Striscia hanno ricominciato a seguire le lezioni online grazie al progetto degli alberi della rete dell’ong italiana ACS: “Abbiamo messo su un sistema di apprendimento elettronico, con connessioni online, e installando tende scolastiche nei campi, dove i bambini possono seguire le lezioni tutti insieme”:

Bambini studiano tra le tende di Deir al Balah

Tra le tende degli sfollati di Deir al Balah, nel centro della striscia di Gaza, i bambini studiano. “Hi, my name is..“, scrive una bimba tra le righe del suo quadernone. Intorno a lei centinaia di bambini, ragazzi e ragazze.

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“La guerra è ormai entrata nel suo secondo anno, sono più di dodici mesi che i nostri figli non possono andare a scuola, che sono obbligati a sfollamenti continui, che vivono senza casa, costretti a fare la fila per un pezzo di pane, per un bicchiere d’acqua o del cibo confezionato”, racconta a Fanpage.it Mohammed Almajdalawi, volontario gazawi dell’ong italiana ACS e padre di quattro figli. “Con altri volontari di ACS abbiamo pensato di provare a far seguire ai bambini sfollati la scuola a distanza. Abbiamo messo su un sistema di apprendimento elettronico, con connessioni online, e installando tende scolastiche nei campi, dove i bambini possono seguire le lezioni tutti insieme”, continua.

La scuola nella Striscia di Gaza diventa così un lusso. Per dei bambini a cui è stato negato per più di un anno uno dei diritti fondamentali dell’infanzia, l’apprendimento diventa una festa. E sono proprio immagini di festa quelle che arrivano a Fanpage.it dalle tende della Striscia: tantissimi bambini che alzano le mani al cielo, chi scrive già in inglese e i più piccoli che si dipingono il viso.

Bambini dentro le tende-scuola di Deir al Balah

Bambini dentro le tende-scuola di Deir al Balah

“Per seguire le lezioni online, però, era necessaria la rete Internet e un collegamento con i luoghi di sfollamento in modo che i nostri studenti potessero studiare e imparare a distanza ma anche comunicare con gli altri. Questa è stata la cosa più difficile e costosa perché internet ha bisogno di cavi, pannelli solari, batterie e dispositivi come pc e smartphone”, continua Mohammed.

“Il router è molto costoso e difficile da trovare ma tramite gli alberi della rete – eSIM-hotspot che irradiano segnali WI-FI liberi, accessibili a tutti – siamo riusciti ad aggirare i blackout di internet e condividere connessioni gratuite anche nelle aree difficili della Striscia. Così abbiamo piantato gli alberi della rete anche tra le tende degli sfollati. Adesso i nostri studenti possono collegarsi e seguire le lezioni”.

Il sistema degli alberi della rete è stato ideato nei primi mesi di guerra per funzionare nella Striscia completamente isolata, dove dall’inizio dell’offensiva israeliana nemmeno gli aiuti umanitari riescono ad entrare.

Immagine

“Uno dei problemi di questo sistema è che è molto difficile che Internet sia disponibile 24 ore su 24, le ore di funzionamento sono imprevedibili e le lezioni frammentate, inoltre molti dei nostri dispositivi si sono rotti e non ci sono pezzi di ricambio a Gaza. Il secondo problema è che su ogni dispositivo entra un solo studente, se c’è più di uno studente e solo un dispositivo in casa è difficile far seguire contemporaneamente a tutti i ragazzi le lezioni”, continua il volontario.

Da più di un anno sono circa 625.000 i bambini in età scolare a Gaza che non vanno più a scuola. Secondo il Ministero dell’Istruzione palestinese, dal 7 ottobre, più di 25.000 bambini in età scolare sono stati uccisi o feriti negli attacchi militari israeliani. Circa il 90% dei 307 edifici scolastici governativi sono stati distrutti e tutte le 12 università sono state danneggiate o abbattute. L’ONU ha dichiarato, inoltre, che 261 insegnanti e 95 professori universitari sono stati uccisi solo nei primi mesi di bombardamenti.

Mohammed però non perde la speranza: “Nonostante l’immane tragedia che viviamo quotidianamente stiamo cercando di continuare a insegnare e ad educare i nostri figli tramite le poche cose che abbiamo, perché qualcosa è meglio di niente”.





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